giovedì 12 marzo 2015

Il ritorno: pensieri e parole nostalgiche

Era da un po che avevo voglia di scrivere

Ho abbandonato il blog di colpo senza spiegazioni.

Troppe cose da fare, e troppo poco tempo, il lavoro, la casa, l’università con cui non riesco ad ingranare, i miei tentativi di rimettermi in forma, due libri che sto scrivendo in attesa di essere ripresi, il sito della TWA, e mille altre cose…

Avevo già parlato del tempo maledetto, che anche se lo ricorda non è tempio maledetto attenzione, visto che alla fine anche Indiana Jones è stato sconfitto dal tempo maledetto.

Ieri (se pubblicherò oggi 11/03) mi sono risentito col Gabo, era un po’ che non ci beccavamo.
la cosa peggiore del tempo adesso ,è che alle volte passano mesi senza che tu nemmeno te ne accorga, e così magari ti ritrovi a dire ”devo scrivere sul blog. appena ho 5 minuti lo faccio” oppure “devo scrivere/rispondere al Gabo/a Max/ all’amico x, appena scendo dalla macchina lo faccio” ma quando poi ti ricordi di farlo sono passati giorni, se non settimane o mesi.

Si parlava ieri di gioventù.
Di quanto era bello (e dico volutamente bello perché figo secondo me sminuisce la cosa) quando eravamo ragazzini.
Questo blog era nato anche per quello, avere un posto dove lasciare i ricordi, oltre che parlare di cose che ci interessano.
E quindi oggi niente videogiochi, niente wrestling o altri cazzi, solo ricordi, e pensieri

Tempo che passa, cazzo, alle volte mi trovo a ricordare cose a cui non penso da una vita, cose che nonostante un tempo fossero routine oggi sono sepolte in un angolino della mente.
È un po’ come se oggi mi dimenticassi improvvisamente che guido tutte le mattine per lavorare, mi sembra impossibile, ma eppure con cose abitudinarie di qualche lustro fa è proprio cosi

E quindi trovo stranissimo ripensare a quando alle 08:15 suonava la prima campana a scuola, e ancora più sorprendente ricordare la seconda 5 minuti dopo, e come ovviamente si restasse fuori fino all’ultimo minuto facendo incazzare le bidelle.

Piccole cose ti riportano indietro, e ripensi con affetto proprio a quelle bidelle, che hai torturato ai tempi, ai rientri pomeridiani per gli esperti, a quelle partite a pallavolo che facevi ad educazione fisica perché stavi in una classe prevalentemente femminile.
Pensare a come, dopo quell’ultima lezione di educazione fisica una partita a pallavolo non l’hai più fatta (forse qualcosa in spiaggia, ma pallavolo “seria” nulla).

Pensi ad anni fa quando ancora le estati ti duravano una vita, a quando chiedevo il permesso in convitto per uscire di pomeriggio e dopo scuola si prendeva l’autobus con il Gabo e si andava da lui, pranzo alla Palma d’Oro con cotoletta + patatine e annessi ketchup e maionese, poi a cazzeggiare sul pc (cos’era quello alla Palma un pentium 133 mmx?)

Pensi a tua madre che adesso non c'è più, e a quando quasi tutte le sere ti telefonava, perché o in convitto o per università, tu stavi fuori casa, e ti rendi conto di come fai fatica a ricordare la sua voce dopo quasi 12 anni.

Ricordi gli amici, a cui eri legatissimo,  quelli con cui eri certo non avresti perso i rapporti, anche quando ti dicevano “guarda che finite le superiori te ne rimarranno pochissimi”, ma tu ti dicevi che non sarebbe stato così, ma poi gli anni, la vita, nonostante tu ci abbia provato ti hanno smentito, ed ecco che fai fatica anche solo a vedere il tuo migliore amico che vive a 15 minuti da casa tua.

E quegli amici ti mancano, con la mente incastrata li a quasi 15 anni fa, come se avessi premuto il tasto di pausa, ti viene voglia di tornare, come se magicamente tutto ripartisse da quel momento anche se sai che così non potrà mai essere.

Già.. 15 anni fa in questi giorni si avvicinava la maturità, non ce ne rendevamo conto, ma si stava avvicinando la fine di un era.

Tra chi dopo poco si sarebbe sposato, quelli che sulle ali di grandi progetti partivano per lavoro o università, o quelli che in tempi lontani da facebook, da opzioni telefoniche che ti permettevano di chiamare senza grossi pensieri semplicemente cambiavano numero e sparivano.

Allora dopo 15 anni, nonostante un lavoro che generalmente  ti piace, e una vita sicuramente non insoddisfacente, ti rendi conto che è comunque giusto ripensare con nostalgia a quei tempi, a quegli amici, perché nessuno, a parte gli 883 che con “Gli anni” ci avevano provato,  ti aveva avvisato che quelle giornate, quella vita non le avresti più trovate.




Ovviamente pubblico questo post in ritardo, ieri non sono riuscito ad accendere il pc quando sono rientrato.
Ho deciso che voglio riprendere a scrivere sul blog, magari non tutti i giorni, e chissà, magari per un po dedicarmi ai ricordi, non sia mai che tra 15 anni rileggerò queste pagine e mi faranno ricordare, di nuovo, cose che avrò dimenticato.

So di avere scritto in modo molto confuso e disorganizzato, ma ho volutamente lasciato così, esattamente come uscivano dalla mia testa.

Per oggi lo zio Uriel vi saluta (e saluta anche te Uriel del futuro)

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