domenica 20 settembre 2015

Storie di vita vissuta: il cosplay quando cosplay non sapevi nemmeno che cosa volesse dire

Gentaglia e cavernicoli come va?

Sono mesi che non pubblichiamo più, e non so se riusciremo ancora dopo questo post, forse sarà il canto del cigno, forse no, ma ci tenevo a pubblicare questo.

Oggi continuo con il filone amarcord, perché alla fine non è male ricordare un pò i vecchi tempi.
Siamo a – 10 giorni dai 33 anni... (quando ho iniziato a scrivere questo post mancavano 6 mesi). Fa venire i brividi a pensarci, è sempre sembrata un età lontana e invece…


E si che nel mio gruppetto alle superiori, avendo fatto la primina ero sempre stato quello piccolo.
Dovete sapere che tanti anni fa, più precisamente nel 1996 io, il Gabo e gli altri avevamo un punto di ritrovo abbastanza fisso, che era la casa di Nicola (nel post precedente le foto erano state fatte proprio li).

Puntualmente, quando si riusciva ad avere il permesso da parte dei genitori o degli istitutori,  l’allegra armata dei protonerd si ritrovava a casa sua per vari motivi, e si passavano pomeriggi interi nerdeggiando, tra tornei di Street fighter, accese discussioni filosofiche come ad esempio “è meglio il Megadrive o il Super Nintendo”, installazioni e prove delle varie demo trovate nei cd delle riviste per PC (come Giochi per il mio Computer) che comprava Nicola.

Durante uno di questi pomeriggi, non ricordo a chi di noi venne l’idea: “facciamo le foto con i costumi da Mortal Kombat”.
Se queste righe le legge qualche giovincello, avrà associato immediatamente una parola COSPLAY.
Peccato che ai tempi di cosa fosse il “cosplay” non ne avessimo la minima idea.
E’ vero sulle nostre massime fonti di informazione, le riviste videoludiche tipo ConsoleMania e Game Power, vedevamo qualche foto di tizi mascherati alle fiere, ma noi, in quel della Sardegna degli anni 90 di fiere non ne avevamo e il massimo della festa in costume era carnevale, dove ovviamente a nessuno veniva l’idea di vestirsi come un personaggio dei “giornalini giapponesi” o dei videogiochi.

Fu così che il padrone della nostra base operativa (Nicola) iniziò a preparare i costumi, tessendoli con le sue sapienti mani,  e da lì ecco che nacque il nostro primo, inconsapevole cosplay.






Quando finalmente tutto fu pronto ecco che il primo pomeriggio libero, non ricordo se fosse un fine settimana, ci ritrovammo a fare le foto.
Era una giornata bellissima, il sole splendeva alto nel cielo.


Io, il Gabo, Nicola e l’infiltrato Lele ai tempi chiamato "Scheggia" ci trasformammo:
Il "Dio del tuono" Raiden interpretato dallo zio Uriel (ai tempi molto più nipotino che zio), Kano in tamarrissima giacca di pelle e occhio bionico di stagnola Nicola,
e il giovanissimo Gabo sprezzante del pericolo si era camuffato in Scorpion in passamontagna sotto il sole a 40 gradi.

Lele non avendo costume si occupava di scattare foto e fare la parte del passante sfigato coinvolto nella battaglia.


Passammo un pomeriggio a scattare con un rullino da 36 foto facendo attenzione a pose e a non sprecare scatti, che mica potevamo sciupare ai tempi!

Finite le foto lasciammo la macchinetta in mano a Nicola...



 




E qui signori miei inizia una storia nella storia.

Quel pomeriggio non fu il nostro primo vero cosplay, ad onor del vero, da veri sfigati (e capirete poi il perché) nerd fu la seconda volta. 

La prima, fu quasi identica alla successiva, solo con un personaggio in più Sub Zero (costume fantastico tra le cose!) interpretato dal mai troppo osannato Riccardo detto Borgiolas (o Boiola, o Beaujolais). 

Sarà che la prima volta non si scorda mai, però devo dire che fu davvero mitica ed impressionante, soprattutto per i calci volanti che tentammo tutti di fare uscendone nostro malgrado tutti con le ossa doloranti. 
Ma perché questa prima volta non venne immortalata?  
Perchè di Borgiolas non ci sono testimonianze?

In realtà scattammo una marea di foto affidando tutto alle mani di Nicola. 

Bisogna dire che il Nostro, non è mai stato un campione di velocità, quindi nonostante lo sviluppo in un ora garantito dai fotografi, se Nicola impiegava un mese e mezzo a portare il rullino, avere le foto sviluppate per noi poteva essere considerata una grande vittoria.

La leggenda vuole che dopo 30 giorni di pressioni e minacce di morte nelle quali pretendevamo le nostre foto e Nicola cincischiava farfugliando sempre qualcosa di incomprensibile finalmente svelammo l'arcano, ed il buon possessore della macchina fotografica ci diede la brutta notizia.

“Ragazzi ieri (!!!) finalmente ho preso la macchina fotografica per portarla dal fotografo, però c'è un problema....abbiamo scattato senza rullino”.

Fu cosi che dopo le bestemmie contro chi avesse portato quella stramaledettissima macchina fotografica, alla prima occasione ripetemmo la giornata confermandoci i pazzoidi mascherati che tuttora siamo sotto mentite spoglie di falsi adulti (tempo purtroppo permettendo).

Ricordo che nel remake il Gabo rischiò di morire cotto dentro la calzamaglia e fritto dal passamontagna.

...E niente sono le foto che vedete sparse qui, eravamo giovani, con pochi mezzi, ma riuscivamo a creare i momenti spettacolari come questi che vedete.

In seguito si parlò di fare nuove foto prima a tema Street Fighter e poi Lupin, ma non se ne fece nulla.

La cosa bellissima di scrivere nella caverna questi ricordi è che mi costringe a non soffermarmici sopra distrattamente ma a concentrarmi e raschiare via cose che avevo dimenticato, come i pranzi a casa di Nicola tutti insieme.

Peccato solo avere poche foto, purtroppo nel periodo delle superiori ero andato in fissa col non volerne fare, mi dicevo che poi vedendole più avanti mi avrebbero messo nostalgia.

Sicuramente vero.

Vero anche che non avrei potuto magari fare 100 foto al giorno come farei oggi, ma qualche frammento in più di quei tempi non mi dispiacerebbe per nulla averlo.


Perchè a 33 anni, mi rendo conto di una cosa tra le altre.
 

Sarà perchè non li vedo e non li sento più da quasi 15 anni, e sono rimasti gli stessi nella mia mente, ma amici come Nicola e Riccardo mi sono rimasti nel cuore.

E visto che scrivo poco, non so quando lo rifarò,  voglio spendere due righe per il Gabo.
Posso dire che lui è stato il mio primo vero amico (non perchè fossi asociale, ma perchè la vita che facevo prima delle superiori non mi permetteva di saldare rapporti).
Un amicizia che si è saldata durante i cinque anni dell'alberghiero.
Quel ragazzino magrolino e piccoletto (Gabo) e quel cicciobombo del baby Uriel, ricordo si affiatarono praticamente subito.
Per quei 5 anni Gabo è stato il mio migliore amico, anche se come convittore potevo magari uscire poco e il tempo extrascolastico passato insieme è stato relativamente poco.


E' vero, si è cresciuti, e dopo il diploma ci siamo persi, prendemmo strade (e città) diverse. 
Non c'erano facebook e social ad aiutare a tenersi in contatto, e se si cambiava numero ci si perdeva facilmente.

Fu il Gabo a ritrovarmi, facendo una ricerca assurda su internet ai tempi pre-Facebook.

Tutto questo solo per arrivare a dire, che nonostante tutto, nonostante i problemi (ma anche le cose belle come il miniGabo) che ci portano via il tempo e le energie, nonostante il fatto che ci siamo visti solo una manciata di volte (e per poco tempo) da quando ci siamo diplomati, ogni volta che ci sentiamo, anche solo con pochi messaggi, sento che quell'amicizia esiste ancora, e che quei due ragazzini un po goffi, con le loro passioni, il loro legame, sebbene sommersi dalla vita, sopravvivono ancora.

Ah e aggiungo una cosa Gabo, sono sempre convinto che se 15 anni fa fossimo andati all'università insieme, quella laurea ce la saremmo presa...






Vabbene gentaglia lo zio Uriel vi saluta